La rivista Science ha pubblicato uno studio effettuato da João Zilhão, ricercatore dell’ICREA, in cui vengono presentati i risultati dello scavo effettuato nella Cueva de Figueira Brava, una grotta situata nel Nature Park of Arrábida usata come rifugio dall’uomo di Neanderthal all’incirca 86/106 mila anni fa.
Gli inquilini di questo luogo avevano una familiarità col mare e con le sue risorse più ampia di quanto si pensasse, infatti ben oltre il 50% della loro dieta era costituito da molluschi (cozze, vongole e patelle), crostacei (granceole e granciporri), pesci (squali, orate e triglie) ma anche da uccelli marini (anatre marine, cormorani e aironi) e da mammiferi marini (foche e delfini).
La restante parte era composta da selvaggina come cervi, cavalli, capre, uri (bovide estinto) e altre piccole prede come le tartarughe terrestri. Nella grotta poi, sono state trovate anche piante carbonizzate usate sia per riscaldarsi e sia come cibo (pini, viti, ulivi e fichi).
Precedentemente è stata proposta la teoria secondo cui il consumo di risorse marine, grazie agli acidi grassi, abbia stimolato il cervello, contribuendo a migliorare lo sviluppo cognitivo nei primi essere umani moderni nell’Africa meridionale.
«Descrivere gli abitanti della caverna come i “medi” tra quelli africani e noi è un passo audace. Certamente questi ritrovamenti sostengono che lo scavo della grotta portoghese può essere paragonato al raccolto della Middle Stone Age africana» ha commentato il Dr. Matthew Pope dell’UCL Institute of Archaeology (UK).