José Salvador Alvarenga, questo è il nome completo del 37enne che è sopravvissuto 13 mesi in mare mangiando tartarughe, stamattina ha tenuto una piccola conferenza stampa, arrivando nella sala aiutato da due uomini ed è apparso molto più debole rispetto al momento del ritrovamento.
La conferenza si è tenuta in una sala dell’hotel che ospita l’uomo, il Marshall Islands Resort, davanti ad una cinquantina di persone tra giornalisti e funzionari. José è apparso senza la folta barba e con un nuovo taglio di capelli e, parlando a bassa voce, ha voluto ringraziare il governo e le persone che lo hanno aiutato in questi giorni ma non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti.
Dopo la conferenza stampa, l’ex-naufrago è stato riportato in ospedale dove sarà alimentato per endovena per almeno altri 3 giorni. Attualmente non è ancora in grado di viaggiare per tornare a casa dai suoi parenti che lo aspettano. Ma, ad aspettarlo, non ci saranno solo i suoi parenti che oramai pensavano che fosse morte, ma anche i parenti di Ezequiel, il ragazzo 23enne partito con lui il 21 dicembre 2012 dalle coste del Messico per una battuta di pesca allo squalo, morto dopo 4 settimane.
Nonostante lo scetticismo creatosi intorno a questa vicenda, le indagine condotte fino ad ora dai funzionari della polizia hanno confermato buona parte delle cose dette da José. Infatti il Ministro degli Esteri delle Isole Marshall Phillip Muller ha affermato: «Il signor Alvarenga lavorava in Messico senza documenti, ma ciò che ci ha detto riguardo la sua identità è vero. Abbiamo avuto contatti con la sua famiglia in El Salvador che ci ha confermato la sua storia. Ora stiamo cercando di contattare il proprietario della cooperativa di pesca per cui lavorava in Messico, ma la questione principale ora è capire da quanto tempo era in mare. Dal nome e dal numero identificativo della barca, abbiamo potuto verificare che risultava realmente scomparsa dal dicembre 2012»