Il Perù possiede circa 800 mila km² della foresta pluviale amazzonica, cioè il secondo territorio più esteso dopo il vicino Brasile. Dall’inizio dell’anno i Paesi dell’America Meridionale sono colpiti da forti piogge sulla costa e sono nella morsa del caldo estremo nelle zone più interne, tutto a causa del fenomeno climatico periodico conosciuto come “El Niño“.
Le tartarughe del Rio delle Amazzoni, conosciute localmente come “taricaya”, hanno una incubazione delle uova che dura di norma dai 60 ai 75 giorni ma quest’anno, complici le alte temperature, i tempi si sono ridotti fino a soli 45 giorni.
«Stiamo rilasciando la vita» ha dichiarato la biologa Zabryna Pipa Perea dell'”Amarumayu Movement“, iniziativa privata dedicata alla protezione delle specie autoctone dell’Amazzonia. Martedì nei pressi del Nanay River, affluente del Rio delle Amazzoni, sono state rilasciate circa 3.200 Podocnemis unifilis, portando il totale degli esemplari liberati nell’Amazzonia peruviana nella provincia di Maynas a quota 23.000 in appena cinque anni.
Gli hatchlings messi in natura con l’aiuto di diversi bambini, sono nati dalle uova raccolte sulle spiagge fluviali della regione amazzonica di Loreto nell’ambito di un piano di ripopolamento della specie, minacciata dalla caccia indiscriminata. Gli scienziati concordano sul fatto che la conservazione dell’intera foresta amazzonica, grazie alla sua capacità di assorbire i gas serra, è vitale per evitare cambiamenti climatici catastrofici ma nonostante ciò, negli ultimi vent’anni ne sono stati distrutti più di 19.700 km² nel solo Perù.
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