Dopo 55 anni dal suo inizio, lunedì scorso 15 giugno 2020, con il rimpatrio di quindici tartarughe giganti sull’isola Española si è concluso uno dei programmi di allevamento in cattività di maggior successo al mondo.
A metà degli anni ’60, la collaborazione tra la direzione del “Parque Nacional Galapagos” e la non-profit “Galapagos Conservancy” diede vita al programma “Restauración de las Tortugas Gigantes“, creato per la riproduzione in cattività dell’endemica Chelonoidis hoodensis.
A causa dello sfruttamento di tale specie da parte dei marinai, sull’isola dell’arcipelago ecuadoregno furono trovate soltanto 12 femmine e 2 maschi e quindi fu necessario effettuare una ricerca a livello mondiale di altri individui detenuti da privati, per aumentare la variabilità genetica. Fu trovato un maschio adulto allo zoo di San Diego (California), arrivato li a metà degli anni ’30 in seguito ad una spedizione di ricerca sull’isola Española.
Diego, questo il nome del grosso maschio, si unì al programma nel 1977 partecipando da allora attivamente alla riproduzione di un gran numero di hatchlings. Infatti, dei quasi 1900 esemplari nati, Diego è il papà di circa il 40% di essi ma poichè molte di queste piccole tartarughe sono sopravvissute allo stato brado ed hanno iniziato a riprodursi, possiamo affermare che è anche il nonno di una parte degli oltre 2300 esemplari ad oggi presenti sull’isola.
«Questo programma, oltre alle azioni di gestione in loco, ci dà la tranquillità di essere riusciti a salvare una specie che altrimenti si sarebbe estinta» ha affermato Paulo Proaño, Ministro dell’Ambiente e delle Risorse Idriche.
Il rilascio delle quindici tartarughe era previsto per marzo ma il lockdown forzato in seguito alla pandemia di COVID-19 lo ha fatto slittare di tre mesi. Dopo essere arrivati sull’isola, i ranger e gli scienziati hanno dovuto percorrere 2,4 km per trasferire gli esemplari a Las Tunas, un sito ricco di Opuntia.
Le femmine pesavano in media 35 kg e sono state trasportate ognuna da una sola persona mentre per i tre maschi, ben più pesanti (circa 55 kg), sono stati impiegato due uomini per ognuna. Ogni tartaruga verrà monitorata sia attraverso un dispositivo GPS applicato sul carapace, sia attraverso le immagini di 40 telecamere distribuite nell’area e sia con viaggi di monitoraggio a cadenza regolare.