Lo scorso 15 dicembre presso l’Aeroporto Internazionale “Jorge Chávez” di Lima, in Perù, il Servicio Nacional Forestal y de Fauna Silvestre (Serfor) ha sequestrato una partita di 4001 tartarughe palustri pronte per essere imbarcate con destinazione l’Indonesia.
La misura cautelare è stata disposta a seguito di un normale controllo di routine in cui viene verificata la veridicità delle informazioni dichiarate sui documenti di export e, in questo caso, l’autorità ha rilevato irregolarità sulla tassonomia e sull’età dei soggetti dichiarati.
Infatti, sui documenti di export, erano segnalati unicamente esemplari appartenenti alla specie Podocnemis unifilis di età compresa tra 12 mesi e tre anni. Durante il controllo però, l’autorità ha rilevato circa 400 esemplari appartenenti ad una specie diversa, ovvero alla cosiddetta tartaruga Arrau (Podocnemis expansa), per le quali non era stata autorizzata l’esportazione e di cui non è stato possibile dimostrare un’origine legale.
Entrambe le specie sono inserite nell’appendice II della CITES quindi la provenienza ed il commercio sono strettamente regolamentati. La Podocnemis unifilis è la seconda tartaruga d’acqua dolce amazzonica per grandezza, potendo raggiungere anche i 50 cm di carapace ed è classificata come “vulnerabile” nella Red List della IUCN. La Podocnemis expansa è invece classificata come “a basso rischio”, ma tale classificazione della IUCN risale al 1996 e, a causa del declino della popolazione selvatica avvenuto in questi anni, si sta pensando di riclassificarla come “gravemente a rischio”.
Inoltre, l’autorità ha rilevato anche delle incongruenze sull’età dichiarata dei soggetti, che mostrano invece caratteristiche riscontrabili in esemplari molto giovani e dunque al di sotto dell’anno di età. Questo insieme di fattori ha comportato il sequestro dell’intera partita di esemplari, che sono stati momentaneamente affidati ad un centro di allevamento autorizzato presente nella capitale peruviana, dove riceveranno le dovute cure veterinarie e dove rimarranno fino a che l’autorità non deciderà la loro destinazione finale.