I cheloni sono rettili ovipari, ovvero che si riproducono tramite la deposizione di uova, le quali possono essere sia a guscio duro che morbido. In base alle specie le deposizioni possono essere composte da una o più uova per una o più volte nell’arco di una stagione riproduttiva.
Per distocia s’intende la difficoltà o l’impossibilità di deporre le uova o partorire, entro i termini considerati normali per una determinata specie.
Nei cheloni, in particolar modo, non è facile stabilire quale sia il periodo di “gestazione” normale poiché alcune femmine possono ritenere le uova in condizioni apparentemente normali nell’ovidotto per periodi più lunghi rispetto a quelli considerati fisiologici; in questi casi, pertanto, è difficile stabilire quando ci troviamo di fronte ad una situazione patologica.
L’ovulazione nei cheloni sembra essere correlata a comportamenti di corteggiamento da parte del maschio prima della copula e all’accoppiamento propriamente detto. Questo però non è valido in tutte le specie. La durata della “gestazione”, intesa come il tempo che intercorre tra il distacco degli ovuli dall’ovaio e la deposizione delle uova è difficilmente quantificabile anche conoscendo la data esatta dell’accoppiamento poichè molte specie possono produrre uova anche senza accoppiamento e sono in grado di anfigonia ritardata (la capacità di ritenere lo sperma del maschio e continuare a deporre uova fertili fino anche a 6 anni).
Fondamentalmente possiamo classificare le cause di distocia in due grosse categorie: quelle ostruttive e quelle non ostruttive.
Per cause ostruttive s’intendono quelle in cui vi è un ostacolo al passaggio delle uova attraverso l’ovidotto, il canale pelvico o la cloaca. In linea di massima possono essere causate da difetti delle uova, da problemi della madre o da complicanze in deposizione.
- Difetti delle uova: dimensioni maggiori del normale, malformazioni o adesioni;
- Problemi della madre: pelvi deforme, restringimento dell’ovidutto, patologie celomatiche come cisti, calcoli cloacali, organomegalia, ascessi o neoplasie;
- Complicanze in deposizione: mal posizionamento delle uova o uova rotte/danneggiate.
Le cause non ostruttive possono essere varie e non sempre facilmente diagnosticabili, a volte non si riescono a determinare. Tra queste identifichiamo sia veri e propri stati di malattia che problemi gestionali ed ambientali.
- Stati di malattia: salpingiti, malattie infettive, stati di obesità o scarsità muscolare, patologie varie;
- Problemi gestionali ed ambientali: siti di deposizione impropri (assenti, troppo piccoli, poco profondi ecc), temperature improprie, malnutrizione, disidratazione.
Tra le cause nutrizionali prima tra tutte c’è la carenza di calcio, il quale è il componente fondamentale del guscio delle uova e senza cui queste possono rompersi molto facilmente già all’interno dell’apparato riproduttore, ma è anche un elemento essenziale per la contrazione muscolare. La carenza di calcio infatti causa anche una minore o assente contrazione della muscolatura liscia dell’ovidutto, impedendo l’avanzamento delle uova.
In caso di siti di deposizione impropri, “fortunatamente” alcuni esemplari non trovando un luogo adatto depongono le uova direttamente in acqua (in caso di specie acquatiche) oppure sulla terra senza tentare di scavare un vero e proprio nido, evitando così una ritenzione.
Se ci troviamo di fronte ad una ritenzione patologica, questa prima o poi darà delle alterazioni che si manifesteranno con sintomatologia clinica.
I sintomi non sono sempre bene evidenti. Inizialmente si può notare solamente una certa irrequietezza con continui tentativi di scavo senza deposizione oppure la deposizione di 1 o 2 uova e la ritenzione delle restanti; in quest’ultimo caso i trattamenti di supporto o la sola modifica della gestione risolvono la situazione.
Nei cheloni palustri allevati in acquaterrario, soprattutto se non c’è un’adeguata area emersa, il sintomo più evidente è un notevole nervosismo con insistenti tentativi di uscire dalla teca.
Vi possono essere sintomi generali come abbattimento, anoressia, deperimento, grave disidratazione che possono essere causa della distocia o essere determinati dalla patologia che provoca la mancata deposizione.
Nelle forme avanzate e croniche i sintomi e le conseguenze variano secondo la specie, la causa e di altri fattori. Conseguenze di una ritenzione cronica possono essere debilitazione, salpingite, rottura dell’ovidotto, ostruzione urinaria o del colon per compressione da parte di uova macrosomiche o in numero eccessivo.
Le uova possono alterarsi, degenerare o rompersi e quindi determinare alterazioni patologiche dell’ovidutto che possono esitare in celomite (infiammazione del celoma).
L’accumulo di molte uova all’interno dell’ovidotto causa compressione agli organi interni con compressione di stomaco, intestino e cloaca con conseguente impedimento alla defecazione, minzione e al riempimento gastrico; un altro sintomo frequente è, infatti, la cessazione dell’alimentazione. Il materiale fecale bloccato nell’intestino inoltre può andare incontro a putrefazione causando assorbimento di tossine e infezione intestinale.
Uova numerose possono a tal punto riempire il celoma da causare anche compressione polmonare e difficoltà respiratorie.
Altri segnali sono continui tentativi di espulsione a volte accompagnati ad allungamento del collo e apertura della bocca (cheloni), prolasso di ovidotto, intestino o cloaca, gonfiore della cloaca, paralisi flaccida degli arti posteriori.
In situazioni croniche possono comparire sintomi compatibili con ipocalcemia come tremori o paralisi flaccida, a causa del continuo deposito di calcio sulle uova; nei cheloni questo si può manifestare anche con litofagia.
I sintomi descritti non sono esclusivi della distocia ma possono essere causati da vari altri problemi, che andranno valutati in diagnostica differenziale; questa sarà volta sia a visualizzare le uova eventualmente presenti, ma soprattutto a capire le cause della mancata deposizione.
La palpazione celomatica dalla fossa prefemorale nei cheloni può permettere di percepire le uova.
L’utilizzo di un esame radiografico è il più importante per verificare se ci sono anormalità di forma, spessore del guscio, dimensione, o uova fuse tra loro o uova con guscio più spesso del normale (che indica che sono in quella sede da più tempo del normale), ma anche ad evidenziare anormalità del bacino ed altri problemi che possono impedire alle uova di uscire, come ad esempio gravi forme di costipazione o calcoli vescicali.
In caso di uova ectopiche, a livello celomatico o più frequentemente nei cheloni a livello vescicale, la radiologia spesso non permette di capire la localizzazione; pertanto, bisognerebbe sempre se possibile eseguire anche esame ecografico e cistoscopia; l’ecografia e la cistoscopia permettono anche di valutare condizioni patologiche coesistenti e /o conseguenti come, ad esempio, effusioni celomatiche in corso di celomite da uovo, nefromegalia o masse.
La valutazione delle condizioni cliniche generali dovrebbe sempre essere indagata con un esame del sangue.
Non sempre è facile distinguere tra distocia e gravidanza normale. In linea di massima in presenza di distocia vi sono segni radiografici evidenti come uova di forma anomala o con guscio ispessito e vi è sintomatologia clinica.
Gli esami menzionati non esauriscono il percorso diagnostico ma è essenziale che si indaghi sulle cause. Stabilita la causa, bisognerà prima di tutto correggere gli errori gestionali, ambientali ed alimentari se presenti; nei cheloni la distocia raramente rappresenta un’emergenza e spesso può essere risolta con la correzione gestionale e la terapia medica; in tutte le specie per soggetti apparentemente senza problemi sanitari, la messa a disposizione di un sito di deposizione adatto e la riduzione dei fattori stressanti spesso risolve il problema.
La terapia vera e propria sarà indirizzata sia verso la causa, sia a risolvere la distocia stessa; un trattamento ritardato aumenta il rischio di complicanze e riduce la possibilità di future riproduzioni.
A seconda de casi la terapia può essere di tipo medico o chirurgico.
Se le uova sono di forma e dimensioni normali e non si evidenziano problemi ostruttivi può essere tentato un approccio farmacologico che spesso dà buoni risultati. Una volta corretti eventuali squilibri minerali (soprattutto calcio) e idrici si possono somministrare farmaci per indurre la deposizione.
Uova che sono arrivate fino al canale pelvico ma che non vengono depositate, possono essere spinte fino alla cloaca, mediante pressione digitale attraverso la fossa prefemorale con l’animale sedato per favorire il rilassamento. È importante che questa operazione sia eseguita da una persona esperta e non improvvisata poiché l’applicazione una pressione eccessiva potrebbe portare alla rottura delle uova con conseguente celomite.
Se la distocia è causata da un uovo bloccato a livello di canale pelvico o con le manualità prima descritte si è riusciti a farlo avanzare ma non a farlo uscire, a seconda della specie e della taglia del paziente può essere reso visibile attraverso la cloaca con un endoscopio rigido, un otoscopio o un vaginoscopio; attraverso questa via può essere eseguita una ovocentesi con l’aiuto di un ago di grosso calibro e siringa; l’uovo in genere si frattura o implode dopo l’aspirazione e i frammenti possono passare spontaneamente o essere estratti con una pinza; bisogna fare molta attenzione a non lacerare le pareti dell’ovidotto o della cloaca poiché, in caso di distocia presente da tempo il guscio può essere adeso alla mucosa oviduttale ed in alcune specie il guscio frammentato può essere tagliente.
In casi selezionati e quando la distocia non si risolva con sistemi descritti, è necessario ricorrere alla chirurgia che richiede piastrotomia o celiotomia prefemorale e successiva salpingotomia più o meno associata ad ovariectomia o ovariosalpingectomia.
Le uova vengono rimosse incidendo l’ovidotto o gli ovidotti (salpingotomia); poi la parete viene suturata con fili riassorbibili con sutura semplice continua. Se le uova sono adese alla parete o l’ovidotto è danneggiato, dovrebbe essere eseguita la sua rimozione (salpingectomia); quando viene rimosso l’ovidotto, deve essere tolto anche l’ovaio ipsilaterale (ovario-salpingectomia) per prevenire l’ovulazione in cavità celomatica.
La terapia e la gestione postchirurgica sarà valutata a seconda del singolo caso clinico: fluidoterapia, nutrizione assistita o forzata, utilizzo di sonde esofagostomiche, terapia analgesica, terapia antibiotica.
Bibliografia:
- Stasi preovulatoria e distocia nei rettili, Bellese A., AIVPA JOURNAL – Italian Journal of Companion Animal Practice, 2/2017
- Mader’s Reptile and Amphibian Medicine and Surgery (Third Edition), W.B. Saunders, 2019