Lungo il Murray, il principale fiume dell’Australia e dell’intera Oceania, le volpi rose scavano e mangiano interi nidi di tartarughe, predando anche le femmine in deposizione. La lunga vita della Chelodina longicollis e la vulnerabilità dei giovani esemplari hanno contribuito ad un invecchiamento sostanziale della popolazione, secondo il professore emerito Mike Thompson dell’Università di Sydney.
La popolazione di questa specie, la più comune del Murray, è diminuita del 90% dal 1980 e ora il governo federale sta valutando la possibilità di classificarla come “vulnerable“. La Emydura macquarii, già così classificata in Australia, nello stesso periodo ha fatto registrare un calo nella popolazione del 69%. «Il declino catastrofico è in gran parte dovuto alla predazione da parte delle volpi», afferma Thompson. «In alcuni luoghi scavano tutti i nidi e spesso prendono e uccidono le femmine riproduttive quando escono dall’acqua per nidificare».
La Vulpes vulpes fu introdotta nello stato australiano di Victoria nel 1845, con lo scopo di cacciarle in sella a cavalli, inseguite dai cani segugio. Presto le popolazioni esplosero, invadendo tutto il Paese. Uno studio condotto dalla “Australian National University”, pubblicato nel 2022, ha stimato che gli esemplari di volpi sono circa 1,7 milioni, distribuiti nell’80% della terraferma e in 50 isole australiane, mentre sono in gran parte assenti nell’Australia settentrionale tropicale e in Tasmania.
È stato registrato che ogni anno le volpi ammazzano ben 300 milioni di animali autoctoni, di cui il 30% sono rettili di 108 specie diverse, ovvero più di un decimo di tutte le specie di rettili australiani. Oltre questo, le tartarughe d’acqua dolce sono a rischio anche per la perdita di habitat, per gli incendi, per la siccità, per i maiali, per infrastrutture idriche come le trappole per carpe e per il passaggio di barche veloci.
Il progetto “1 Million Turtles” sta lavorando alla costruzione di recinzioni a prova di volpe attorno alle colonie di nidificazione e alla sperimentazione di isole artificiali dove le femmine possano nidificare fuori dalla portata dei mammiferi predatori. «I miei calcoli suggeriscono che un milione di esemplari rilasciati non è nemmeno lontanamente sufficiente», ha affermato Thompson. «Per le tartarughe del Murray dovrebbero essere 10 milioni».
Credit foto in evidenza: Narelle Black