La Procuraduría Federal de Protección al Ambiente (Profepa) ha annunciato il trasloco, per un tempo non definito, delle tartarughe presenti nel Centro Universitario de la Costa (Cucosta) dell’Università di Guadalajara (UdeG), situato a Puerto Vallarta nello stato messicano di Jalisco, dopo il furto di 55 esemplari appartenenti alla specie Kinosternon vogti, endemica della regione del fiume Ameca, che divide gli stati di Nayarit e Jalisco.
La rapina è stata compiuta da due uomini che sono entrati nel centro fingendosi ispettori Profepa, dopo aver rotto una rete elettrosaldata che protegge l’edificio. I responsabili hanno sottratto le tartarughe da un recinto di conservazione in due diverse occasioni: la prima registrata il 9 dicembre 2024 e la seconda nelle prime ore dello scorso 13 gennaio.
In coordinamento con la Dirección de Vida Silvestre de la Secretaría de Medio Ambiente y Recursos Naturales (Semarnat), la Profepa ha spostato le tartarughe rimaste in un sito che possa offrire condizioni migliori per il loro benessere e, per proteggerle ulteriormente, è stato mantenuto riserbo sulla nuova location a beneficio della conservazione della specie.
Le istituzioni locali e federali sono state allertate per rafforzare la sicurezza ed è stato chiesto loro di informare la Profepa di qualsiasi caso in cui siano coinvolte Kinosternon, nonché sono state allertate le autorità doganali in modo che aumenti l’attenzione sull’eventuale partenza dal Paese degli esemplari sottratti dal centro universitario.
«Vogliamo invitare i cittadini a denunciare questi prelievi illegali e a non acquisire esemplari di fauna selvatica. Il lavoro che svolgiamo per proteggere la nostra biodiversità avrà risultati migliori se agiamo insieme», ha affermato il procuratore generale Mariana Boy Tamborrell in una nota.
La specie Kinosternon vogti è stata recentemente identificata (prima conspecifica con la Kinosternon chimalhuaca) ed è classificata come in pericolo di estinzione dalla norma ufficiale messicana NOM-059-SEMARNAT-2010 ed è anche elencata nell’Appendice I (per una maggiore protezione) dalla convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).
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