Le Lepidochelys kempii, le Chelonia mydas e le Caretta caretta sono attratte dalle calde acque del Golfo del Maine, che si estende dalla Nuova Scozia (Canada) a Cape Cod (Massachussets) e che si sta riscaldando più velocemente rispetto al 99% degli oceani del mondo.
Le tartarughe, per la maggior parte giovani esemplari, d’estate banchettano con meduse e granchi proprio nella baia di Cape Cod ma, quando il tempo peggiora tra ottobre e novembre, un numero sempre crescente resta intrappolato nel golfo ad uncino di questa penisola, senza le forze per ritrovare la strada per tornare in mare aperto a sud.
Quando le temperature scendono sotto i 13°C, le tartarughe marine vengono colpite dal “cold stunned” (stordimento da freddo), entrando in uno stato di ipotermia, incapaci di muoversi e di mangiare. Vengono quindi trasportate dalle maree fino a quando non si arenano su di una spiaggia, ove spesso trovano poi la morte.
Gli intrepidi volontari del Mass Audubon’s Wellfleet Bay Wildlife Sanctuary pattugliano le spiagge per diverse miglia, cercando tartarughe disperate, disposti a sfidare anche il ciclone extratropicale. Dal 1979, anno in cui il direttore emerito Bob Prescott ha cominciato a seguirle, sono state salvate oltre 5.700 tartarughe, con un record annuale registrato nel 2014 con più di 1.200 esemplari recuperati.
Le operazioni di ricerca e recupero vengono effettuate da un team composto da circa 250 volontari, con alle spalle uno staff composto da biologi marini, da ricercatori e da tecnici che coordinano le operazioni di salvataggio. Il team studia i diagrammi delle maree e dei venti, dall’intensità alla durata, in modo da individuare quali specifiche spiagge raggiungere, senza sprecare così inutilmente le energie.