«Quando pensiamo alla fauna delle nostre zone umide lungo la costa, la prima cosa che viene in mente sono gli uccelli, ma le nostre paludi nascondono una grande e preziosa biodiversità. Dai pesci endemici come il “Valencia hispanica” ai serpenti e persino tartarughe, come la “Emys orbicularis” e la “Mauremys leprosa”» spiega Juan Ruiz, coordinatore del progetto “Emys” dell’associazione “Acció Ecologista-Agró“.
Sfortunatamente, proprio queste ultime due specie stanno subendo un allarmante declino, al punto che la sottospecie valenciana (Emys o. fritzjnergenobsti) è in grave pericolo d’estinzione. Le ragioni sono tutte riconducibili all’attività dell’uomo: distruzione dell’habitat naturale, occupazione urbana, uso di prodotti chimici in agricoltura, ecc.
Inoltre, il massiccio abbandono di specie alloctone ha compromesso ulteriormente la sopravvivenza della tartaruga palustre europea, poiché la sua dimensione ridotta rispetto alla cugina americana “Trachemys scripta” non le permette di competere alla pari.
Dal 2010 è stato attivato il progetto “Emys“, un grande volontariato ambientale per lo studio e la conservazione delle tartarughe native di Valencia ed in particolare, dal 2011 gli sforzi si sono concentrati nella riserva naturale di Marjal de Almardà. L’obiettivo è quello di poter registrare le popolazioni di tartaruga palustre europea e di tartaruga palustre iberica che popolano la palude di Almardà: «Catturiamo gli esemplari per identificarli ed essere in grado di studiare la variazione di peso e lunghezza annuale» spiega Ruiz.
Nell’ultima edizione di questa iniziativa, i 56 volontari che hanno partecipato sono riusciti a localizzare soltanto un esemplare gravido di “Emys orbicularis” ed una coppia di “Mauremys leprosa“, mentre sono state un centinaio le “Trachemys scripta” catturate e consegnate al Ministero dell’Ambiente. «Negli ultimi anni la cattura delle tartarughe autoctone è notevolmente ridotta ed è nostra responsabilità salvarle» ha concluso Ruiz.